Viaggiatore...tu credi nelle varie forme di imprinting esistenziale? Credi che il giorno in cui nasci, l'anno, gli astri, le stelle, il nome...possano essere in qualche modo collegati al carattere della persona? Io non so...sfoglio libri che pretendono di codificarti da questi segni solamente perchè la curiosità è sempre forte...spesso però mi stupisco nel trovare nelle frasi che leggo una veridicità. E' come se effettivamente fosse la mia descrizione, sensazioni che provo, descrizioni di me che sono valide e che io stessa avrei potuto affermare ma vederle scritte da qualcuno che non mi conosce mi fa dubitare. Non saprei...meglio limitarsi a leggere e valutare di volta in volta che significato hanno per noi le parole, forse tutto nasce dall'interpretazione che noi ne diamo.
Ieri ho sfogliato un libro di Onomanzia ma solo come sfida: il mio nome, il mio vero nome, è raro e difficilmente viene contemplato quando si stilano elenchi dei nomi. Così, per sfida, lo cerco sempre con l'intento di scoprire se questo o quell'autore ritengono degno di nota anche il mio nome o meno.
Ieri, con sorpresa l'ho trovato, e non legato ai più comuni che lo comprendono, ma da solo, semplice e puro com'è...e questo è quello che riportava...
Origine: greca. Onomastico:1 novembre. Numero protafortuna 2, colore giallo, pietra topazio, metallo mercurio.
Caratteristiche: come un essere che viene dal nulla, sfugge dalle mani in continuazione. La si vorrebbe tenere vicina per la sua fresca vivacità, la sua gioia di vivere, la sua fragilità, la sua fantasia, la sua malizia. Ma quando ha deciso di fuggire, nulla e nessuno la riesce a trattenere.
Non riporto commenti a questo, chi mi conosce può valutarlo da se, chi non mi conosce...peccato.
domenica 22 giugno 2008
giovedì 19 giugno 2008
Orgoglio ferito
Viaggiatore...che botta che ha preso ieri il mio orgoglio...
Uno scontro frontale senza nessun airbag in mezzo. Faccio fatica persino ora a capacitarmene e se rivivo quei momenti mi sembra un incubo. Mi sono adagiata per troppo tempo e mi sono lasciata andare convinta che per una volta potessi anche evitare di stringere i denti e continuare a insistere. Per una volta pensavo di potermi rilassare e stare tranquilla, protetta dalle conquiste ottenute e serena perchè avevo dimostrato di potercela fare...
ma non è così...
è proprio vero, ogni giorno deve essere guadagnato con il sudore, ogni ora va affrontata a denti stretti combattendo. Siamo su un ring da quando nasciamo a quando moriamo e non possiamo fare altro che combattere. Credere che non sia così è un'illusione di cui ci possiamo beare per poco tempo...prima o poi...sbam, un bel diretto e ci tocca dolorosamente guardare dritto e accorgerci che...porca puttana avevo abbassato la guardia!!!
La mia prof di lettere delle media ci aveva lasciati con una lettera per il futuro, una lettera davvero istruttiva, devo ritrovarla perchè l'ho adorata anche se mi ha lasciata perplessa...erano degli auguri strani ma nel corso degli anni ho capito che erano gli unici auguri veri...
"ti auguro tante sfide per mantenerti forte, abbastanza vittorie per mantenere la stima in te, abbastanza sconfitte per ricordare come si lotta"
Erano frasi simili e adesso le capisco e le amo. Ieri il mio orgoglio ha subito uno smacco, ne soffro...terribilmente e non ho dormito tutta la notte erosa dalla paura, dalla vergogna e anche adesso se ci penso vengo scossa da crisi di panico e ansia come non provavo da due anni...ma mi è servito, è come se avessi ricevuto uno scossone e mi stessi risvegliando dal torpore in cui ero...
Due messaggi chiari in meno di una settimana ed entrambi molto convincenti...
bisogna essere attivi, sempre...giocare, rischiare, combattere, perdere, vincere, e ricominciare di nuovo da capo più forti, più decisi più convinti...perchè non esistono mete, non esistone certezze tutto è sempre e perennemente in dubbio, l'oggi, il domani, l'adesso...siamo in continua evoluzione e illudersi di potersi fermare anche solo per un secondo è forse la più grande atrocità che si possa commettere...
Uno scontro frontale senza nessun airbag in mezzo. Faccio fatica persino ora a capacitarmene e se rivivo quei momenti mi sembra un incubo. Mi sono adagiata per troppo tempo e mi sono lasciata andare convinta che per una volta potessi anche evitare di stringere i denti e continuare a insistere. Per una volta pensavo di potermi rilassare e stare tranquilla, protetta dalle conquiste ottenute e serena perchè avevo dimostrato di potercela fare...
ma non è così...
è proprio vero, ogni giorno deve essere guadagnato con il sudore, ogni ora va affrontata a denti stretti combattendo. Siamo su un ring da quando nasciamo a quando moriamo e non possiamo fare altro che combattere. Credere che non sia così è un'illusione di cui ci possiamo beare per poco tempo...prima o poi...sbam, un bel diretto e ci tocca dolorosamente guardare dritto e accorgerci che...porca puttana avevo abbassato la guardia!!!
La mia prof di lettere delle media ci aveva lasciati con una lettera per il futuro, una lettera davvero istruttiva, devo ritrovarla perchè l'ho adorata anche se mi ha lasciata perplessa...erano degli auguri strani ma nel corso degli anni ho capito che erano gli unici auguri veri...
"ti auguro tante sfide per mantenerti forte, abbastanza vittorie per mantenere la stima in te, abbastanza sconfitte per ricordare come si lotta"
Erano frasi simili e adesso le capisco e le amo. Ieri il mio orgoglio ha subito uno smacco, ne soffro...terribilmente e non ho dormito tutta la notte erosa dalla paura, dalla vergogna e anche adesso se ci penso vengo scossa da crisi di panico e ansia come non provavo da due anni...ma mi è servito, è come se avessi ricevuto uno scossone e mi stessi risvegliando dal torpore in cui ero...
Due messaggi chiari in meno di una settimana ed entrambi molto convincenti...
bisogna essere attivi, sempre...giocare, rischiare, combattere, perdere, vincere, e ricominciare di nuovo da capo più forti, più decisi più convinti...perchè non esistono mete, non esistone certezze tutto è sempre e perennemente in dubbio, l'oggi, il domani, l'adesso...siamo in continua evoluzione e illudersi di potersi fermare anche solo per un secondo è forse la più grande atrocità che si possa commettere...
martedì 17 giugno 2008
Fra inferno e paradiso
Perennemente con il cuore in gola e quella tachicardia del presente in avvenire. Quel dolce dolore al petto del non sapere, del desiderare e della paura. Quella prolungata sensazione di terrore, di un possibilità che si agogna terribilmente e che si teme di non poter sfiorare nemmeno. Quel sospeso, quell'ignoto. Il non detto. Il lasciato intendere. Le mezze frasi. La curiosità. La paura di sapere. La paura di supporre. La paura di sbagliare.
lunedì 16 giugno 2008
Chi siamo
Viaggiatore, chi sei tu che leggi le mie parole...hai forse trovato la tua strada o vaghi nel limbo del non sapere o, ancora peggio, vaghi nel limbo del non voler sapere. Hai scelto o sei stato scelto? Quale ultimo pensiero ti accompagna la notte e quale primo all'alba?
Non sappiamo chi siamo o non ce ne rendiamo conto finchè la verità non ci viene bruscamente messa di fronte. Non siamo che il risultato male amalgamato di scelte che spesso non abbiamo nemmeno preso noi. Possiamo prenderci l'incarico di rischiare, di scommettere ed investire noi stessi su ciò che crediamo...ma il resto, il resto non sempre è nostra scelta...In questi ultimi giorni mi è stata presentata una realtà, una verità su di me che forse ho sempre saputo e sempre tacitato. Ma la questione è che non si può nascondersi per sempre dalla propria indole...questa è come una forza che ci trascina in una direzione e, per quanto noi crediamo di allontanarcene, non ci accorgiamo che invece stiamo andando esattamente dove era previsto. Qualcuno avrebbe la forza e la possibilità di fermare il nostro scorrere ma queste sono scelte...sono strade le cui porte vengono aperte o chiuse e noi passiamo...valutando di momento in momento se bussare ed affacciarci o entrare o se non bussare nemmeno...
knock knock
aprirà qualcuno?
Non sappiamo chi siamo o non ce ne rendiamo conto finchè la verità non ci viene bruscamente messa di fronte. Non siamo che il risultato male amalgamato di scelte che spesso non abbiamo nemmeno preso noi. Possiamo prenderci l'incarico di rischiare, di scommettere ed investire noi stessi su ciò che crediamo...ma il resto, il resto non sempre è nostra scelta...In questi ultimi giorni mi è stata presentata una realtà, una verità su di me che forse ho sempre saputo e sempre tacitato. Ma la questione è che non si può nascondersi per sempre dalla propria indole...questa è come una forza che ci trascina in una direzione e, per quanto noi crediamo di allontanarcene, non ci accorgiamo che invece stiamo andando esattamente dove era previsto. Qualcuno avrebbe la forza e la possibilità di fermare il nostro scorrere ma queste sono scelte...sono strade le cui porte vengono aperte o chiuse e noi passiamo...valutando di momento in momento se bussare ed affacciarci o entrare o se non bussare nemmeno...
knock knock
aprirà qualcuno?
domenica 8 giugno 2008
Apatia o serenità
Viaggiatore...
resto sempre sorpresa dalle mie reazioni alle situazioni. Temo e medito e mi torturo nel pensare all'eventualità che dati avvenimenti si verifichino. Penso che se accadessero sarebbe la fine, doloroso, tragico e triste...e continuo a rivivere mentalmente quello che mi aspetto pensando che non voglio accada mai. Poi, invece, la vita si incarica di concretizzare i miei pensieri e...la reazione che mi suscitano è diversa da quello che mi aspettavo...è come la sensazione di un volo...come se, improvvisamente, il mio corpo si sollevasse sopra quello di tutti gli altri e guardasse dall'alto, da un altro punto di vista, diverso ed imparziale. E sto bene, sto davvero bene...mi sento libera e come se fossi eterea, come se la realtà vera delle cose fosse che non me ne è mai importato nulla e tutti i pensieri e le lucubrazioni fossero state solo un semplice esercizio mentale, così per tenere i neuroni attivi. Forse questa è la vera serenità, o forse è l'apatia della vita...ma propendo per la prima teoria...probabilmente in un eccesso di fatalismo o di ottimismo. Un mio amico mi ha detto...e merita anche lui di essere citato su questo blog poichè molte idee che mi ronzano da un anno in testa sono state bene o male causate da lui e credo sia il primo candidato a diventare "personaggio"...dunque un mio amico mi ha detto "odio quando la gente si gioca 5 carte del mazzo che ha in mano e poi se la prende perchè non accade ciò che vuole"...ho pensato molto a questa frase e sono pienamente d'accordo con lui. Poi ho contato le carte che ho nel mio mazzo e davvero penso di averne sempre giocate anche meno di 5...però al contempo, a posteriori, penso che in realtà davvero non volevo giocarne di più...dalle prime carte lanciate a turno dai giocatori sul tavolo puoi intuire già come sarà la partita...a volte sarà stimolante e forse varrà la pena continuare a giocare...a volte già alla seconda carta ti rendi conto che la sfida non merita il tuo interesse...e allora perchè perdersi nel gioco?
resto sempre sorpresa dalle mie reazioni alle situazioni. Temo e medito e mi torturo nel pensare all'eventualità che dati avvenimenti si verifichino. Penso che se accadessero sarebbe la fine, doloroso, tragico e triste...e continuo a rivivere mentalmente quello che mi aspetto pensando che non voglio accada mai. Poi, invece, la vita si incarica di concretizzare i miei pensieri e...la reazione che mi suscitano è diversa da quello che mi aspettavo...è come la sensazione di un volo...come se, improvvisamente, il mio corpo si sollevasse sopra quello di tutti gli altri e guardasse dall'alto, da un altro punto di vista, diverso ed imparziale. E sto bene, sto davvero bene...mi sento libera e come se fossi eterea, come se la realtà vera delle cose fosse che non me ne è mai importato nulla e tutti i pensieri e le lucubrazioni fossero state solo un semplice esercizio mentale, così per tenere i neuroni attivi. Forse questa è la vera serenità, o forse è l'apatia della vita...ma propendo per la prima teoria...probabilmente in un eccesso di fatalismo o di ottimismo. Un mio amico mi ha detto...e merita anche lui di essere citato su questo blog poichè molte idee che mi ronzano da un anno in testa sono state bene o male causate da lui e credo sia il primo candidato a diventare "personaggio"...dunque un mio amico mi ha detto "odio quando la gente si gioca 5 carte del mazzo che ha in mano e poi se la prende perchè non accade ciò che vuole"...ho pensato molto a questa frase e sono pienamente d'accordo con lui. Poi ho contato le carte che ho nel mio mazzo e davvero penso di averne sempre giocate anche meno di 5...però al contempo, a posteriori, penso che in realtà davvero non volevo giocarne di più...dalle prime carte lanciate a turno dai giocatori sul tavolo puoi intuire già come sarà la partita...a volte sarà stimolante e forse varrà la pena continuare a giocare...a volte già alla seconda carta ti rendi conto che la sfida non merita il tuo interesse...e allora perchè perdersi nel gioco?
venerdì 6 giugno 2008
Antonio Tabucchi
Adoro il suo modo di scrivere...ogni suo libro, fin dall'inizio mi apre dei nuovi mondi...per lui, per te Viaggiatore..."Tristano Muore" (leggi pure tanto sono davvero solo i primi paragrafi e non c'è spoiler).
"Ci vorrebbe una memoria d'elefante, ma noi uomini non ce l'abbiamo, forse un giorno la inventeranno elettronica, chissà, una scheda piccola come un'unghia che ci infileranno nel cervello, dove è registrata tutta la nostra vita...A proposito di elefanti, fra tutti i riti funebri che le crature di questo mondo hanno escogitato, ho sempre ammirato quello degli elefanti, hanno una strana maniera di morire, la conosci? Quando un elefante sente che è arrivata la sua ora si allontana dal branco, ma non va da solo, sceglie un compagno che vada con lui, e partono. Cominciano a camminare nella savana, spesso al trotto, dipende dall'urgenza del moribondo...e vanno e vanno, magari per chilometri e chilometri, finchè il moribondo non decide che quello è il posto per morire, e fa un paio di giri tracciando un cerchio, perchè sa che è arrivato il momento di morire, la morte se la porta dentro ma ha bisogno di collocarla nello spazio, come se si trattasse di un appuntamento, come se desiderasse guardare la morte in faccia, fuori da lui, e le dicesse buongiorno signora morte, sono arrivato...il suo è un circolo immaginario, naturalmente, ma gli serve per geografitizzare la morte, se posso dire così...e in quel cerchio ci può entrare solo lui, perchè la morte è un fatto privato, molto privato, e non ci può entrare nessuno oltre a chi sta morendo...e a quel punto dice al compagno di lasciarlo, addio e tante grazie, e quello ritorna al branco...Da giovane ho letto Pascal, a quel tempo mi piaceva, specie per il suo giansenismo, era tutto così bianco e nero, in montagna, bisognava fare delle scelte precise, o di qua o di là, o bianco o nero, poi la vita si incarica di portare il chiaroscuro...Però di Pascal mi è sempre piaciuta quella sua definizione, una sfera il cui centro è dapertutto e la circonferenza in nessun luogo, mi fa pensare agli elefanti...E questo in qualche modo c'entra con quello che ti ho chiamato a fare...come ti dicevo ti ci vorrà un po' di pazienza, perchè per la mia ora c'è ancora tempo, però è per questo che sei accorso subito a trottare con me, per fare compagnia al moribondo...Il mio cerchio lo so solo io, so quando arriverà il momento, è vero che è l'ora che ci sceglie ma è vero anche che si deve essere d'accordo che lei ti scelga, è una decisione che prende lei ma che in fondo devi prendere anche tu, come se fosse una scelta alla quale ti stai solo arrendendo...Per ora trottiamo insime, apparentemente in avanti, anche se in realtà andiamo all'indietro, ma vado indietro per arrivare al mio cerchio, che è avanti. Tu intanto ascolta e scrivi, quando sarà arrivato il momento di salutarci te lo dico io."
"Ci vorrebbe una memoria d'elefante, ma noi uomini non ce l'abbiamo, forse un giorno la inventeranno elettronica, chissà, una scheda piccola come un'unghia che ci infileranno nel cervello, dove è registrata tutta la nostra vita...A proposito di elefanti, fra tutti i riti funebri che le crature di questo mondo hanno escogitato, ho sempre ammirato quello degli elefanti, hanno una strana maniera di morire, la conosci? Quando un elefante sente che è arrivata la sua ora si allontana dal branco, ma non va da solo, sceglie un compagno che vada con lui, e partono. Cominciano a camminare nella savana, spesso al trotto, dipende dall'urgenza del moribondo...e vanno e vanno, magari per chilometri e chilometri, finchè il moribondo non decide che quello è il posto per morire, e fa un paio di giri tracciando un cerchio, perchè sa che è arrivato il momento di morire, la morte se la porta dentro ma ha bisogno di collocarla nello spazio, come se si trattasse di un appuntamento, come se desiderasse guardare la morte in faccia, fuori da lui, e le dicesse buongiorno signora morte, sono arrivato...il suo è un circolo immaginario, naturalmente, ma gli serve per geografitizzare la morte, se posso dire così...e in quel cerchio ci può entrare solo lui, perchè la morte è un fatto privato, molto privato, e non ci può entrare nessuno oltre a chi sta morendo...e a quel punto dice al compagno di lasciarlo, addio e tante grazie, e quello ritorna al branco...Da giovane ho letto Pascal, a quel tempo mi piaceva, specie per il suo giansenismo, era tutto così bianco e nero, in montagna, bisognava fare delle scelte precise, o di qua o di là, o bianco o nero, poi la vita si incarica di portare il chiaroscuro...Però di Pascal mi è sempre piaciuta quella sua definizione, una sfera il cui centro è dapertutto e la circonferenza in nessun luogo, mi fa pensare agli elefanti...E questo in qualche modo c'entra con quello che ti ho chiamato a fare...come ti dicevo ti ci vorrà un po' di pazienza, perchè per la mia ora c'è ancora tempo, però è per questo che sei accorso subito a trottare con me, per fare compagnia al moribondo...Il mio cerchio lo so solo io, so quando arriverà il momento, è vero che è l'ora che ci sceglie ma è vero anche che si deve essere d'accordo che lei ti scelga, è una decisione che prende lei ma che in fondo devi prendere anche tu, come se fosse una scelta alla quale ti stai solo arrendendo...Per ora trottiamo insime, apparentemente in avanti, anche se in realtà andiamo all'indietro, ma vado indietro per arrivare al mio cerchio, che è avanti. Tu intanto ascolta e scrivi, quando sarà arrivato il momento di salutarci te lo dico io."
giovedì 5 giugno 2008
Complici
Viaggiatore oggi riflettevo sulla complicità fra le persone, sull'intreccio di parole e sensazioni che ci si comunica, su quelle complicità che evolvono in amicizie fino al punto da diventare vincoli imprescindibili dell'essere. Quelle complicità che creano le certezze di una vita. Quelle complicità su cui puoi costruire i ricordi migliori di un'esistenza. Su quelle complicità talmente devastanti che ti portano a scelte difficili. Le relazioni, i legami fra le persone, capitano, sono fenomeni che semplicemente accadono...è come riconoscersi fra mille, inutile negarlo, non tutti sono fatti per vivere relazioni "estreme", per quanto restino rapporti mentali e non fisici e, forse proprio per questo prosciugano, viverli è come sentirsi svuotati e colmati al tempo stesso. Arrivi al culmine del legame e sai che ogni passo, qualsiasi passo tu faccia, comincerai la parabola discendente...e cerchi, cerchi una via per restare sempre sul picco...ma non esiste. Quello che resta però è la convinzione di aver diviso. E' questo il momento che più mi piace, forse ancor più del picco...quando cominci a scendere e ti rendi conto che, anche se forse con meno intensità, hai creato una complicità eterna. Sei stato cambiato, sai benissimo di non essere più allo stesso punto di dove eri prima di conoscere quella persona. Ci sono aspetti di voi due che sono e resteranno sempre vostri, nessuno ricoprirà il ruolo che tu avevi nei suoi confronti e nessuno ricoprirà il ruolo che quella persona aveva nei tuoi. Questa è la sensazione che resta, devastante, incisa sulla tua pelle. Alla vita il compito di far evolvere le situazioni, let it all go. Che ne sarà di noi...non lo so. E non mi importa.
"I think I lost another friend today
he said he's got to go but he'd like to stay
is it because we don't see life the same way
or maybe I should lie and say everything's ok
everything's ok
I think I lost another friend today
she said she's got to go but she'd like to stay
is it because we don't see love the same way
or maybe I should lie and say everything's ok
everything's ok
or maybe I should lie and say
well everything's ok"
"I left you 'Cause it seemed to hurt us less than if I stayed "
"I think I lost another friend today
he said he's got to go but he'd like to stay
is it because we don't see life the same way
or maybe I should lie and say everything's ok
everything's ok
I think I lost another friend today
she said she's got to go but she'd like to stay
is it because we don't see love the same way
or maybe I should lie and say everything's ok
everything's ok
or maybe I should lie and say
well everything's ok"
"I left you 'Cause it seemed to hurt us less than if I stayed "
mercoledì 4 giugno 2008
E' possibile?
Viaggiatore, ti è mai capitato di conoscere una persona che si descrive come se non avesse sentimenti, che ripete in continuazione che quello che conta sono aspetti della vita importanti ma privi di sensazioni emotive? Non so perchè ma non credo mai a chi descrive così la sua esistenza...ho sempre l'impressione che dietro queste affermazioni ci sia uno sfondo di questioni irrisolte e profonde...così profonde che non si ha nemmeno il coraggio nè la voglia di portarle a galla per affrontarle. E' come se continuando a dire che nulla importa stesse convincendosi da sola di quello che dice. Questa è sempre la mia impressione ma forse è solo l'impossibilità mia di credere nell'assenza di una qualsiasi passione che guidi l'essere umano. Forse, più semplicemente, è perchè anche io spesso nego mi importino alcune cose ma dicendolo so benissimo che è una facciata che assumo, una difesa che mi creo per continuare a nascondere la realtà. Per non mostrare agli altri quello che non ho nemmeno il coraggio di mostrare a me. Alla fine siamo tutti come degli iceberg. Quello che diciamo e facciamo vedere non è che la misera parte di quello che siamo. Quanto valore ha il nascondere se stessi?
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