giovedì 24 ottobre 2013

te lo prometto


"Te lo prometto" probabilmente è una frase che non mi ha mai colpita molto per cui in genere non soffro quando le promesse non arrivano. Tendenzialmente dimentico che la promessa era stata formulata.
Oggi in ufficio mi hanno detto "ricordiamo la promessa fatta". In questo caso so benissimo a che promessa si riferiscono ma non mi ha ugualmente segnata la frase. Semplicemente non le ho dato peso.
Mi sono soffermata però sulla parola promessa.
L'ho cercata su internet per capirne l'etimologia e mi sono stupita dal fatto che dal mio google sembra impossibile trovare una definizione di promessa da poter dire ad un bambino.
Come prima cosa viene wikiquote con una sfilza di aforismi e proverbi a seguire wikizionario dove la definizione è "impegno a fare o non fare qualcosa", seguono tutte le declinazioni di promesse generali.

Non trovo in nessuna la sfumatura profonda che spesso di tende ad abbinare alla parola promessa. Eppure quando qualcuno "promette" è come se ci mettesse di mezzo il suo onore, la sua lealtà. Quando diciamo "ma l'avevi promesso" dietro c'è qualcosa di più profondo, un tradimento dell'anima.
Pensavo che raramente pronuncio questa parola, non mi viene naturale e, se ci penso bene, non mi piace nemmeno che qualcuno mi chieda di promettere. Il rivivermi la sensazione di qualcuno che mi dice "me lo prometti?" mi lascia senza fiato.
Non sono fatta per questa parola, pronunciarla per me è come stabilire un legame di cui non puoi avere coscienza. I mutamenti di una persona sono così tanti e vari che non si addicono alla parola promessa, soprattutto se questa copre valori pesanti (prometti di non lasciarmi mai, prometti che mi dirai sempre la verità...).
Io non so chi sarò domani...e non voglio vincoli che mi obblighino a rispettare condizioni che non sono più vere. Domani potrei non volerti dire la verità perchè mi o ti costa troppo, domani potrei lasciarti perchè è giusto così...domani potrei essere altra e potresti essere altro.

Niente promesse quindi, non le chiedo e non le formulo e se mi dite un "ti prometto" è solo per voi, non per me, e rimuoverò la parola appena sentita.
Per quel che mi riguarda nel mio vocabolario avrà lo stesso trattamento che le riserva google...qualche romantica citazione nei romanzi e una sfilza di proverbi che non ricordo.



martedì 15 ottobre 2013

Assemblea industriale parte seconda


Proseguo il mio punto di vista sulla serata di ieri, il post precedente fornisce i dettagli iniziali.

Dopo gli industriali e la ricercatrice è l'ora dei politici:

Matteo Renzi prende possesso del palco e resta in piedi, centrale. Sfoggia un orologio viola di quelli "da tutti". Riprende l'ultima frase di Ilaria Capua: "Ilaria dice che bisogna far girare i cervelli ma quando si esce da queste conferenza girano altre cose perchè si manca di concretezza." l'incipit è potente ed incisivo, a mio avviso non il miglior aggancio che potesse fare visto che sembra svilente e non tenere conto dei suggerimenti appena ricevuti. La frase serve per introdurre il concetto che non basta cambiare le piccole cose ma siamo in una situazione in cui se si vuole cambiare bisogna fare un cambio radicale ma soprattutto "chi vince, vince" mentre da noi nessuno vince mai. "chi vince si assuma le sue responsabilità e se sbaglia paga ma a vincere deve essere uno solo." Anche Renzi si lamenta dei tempi lunghi di risposta del "ping-pong fra camera e Senato". Afferma che abbiamo bisogno di risposte concrete e che deve cambiare tutta l'Italia, sottolinea nuovamente il cambiamento radicale e afferma che "negli ultimi 20 anni l'unica novità introdotta sono i talk show cioè i politici che parlano delle riforme che non hanno fatto". Prosegue con la considerazione che l'analisi dei problemi non serve più poichè li sappiamo già mentre ora bisogna fare. Porta un caso personale avvenuto a Firenze per rafforzare il concetto che "ci vuole il coraggio di metterci la faccia". Identifica poi i problemi che causano la mancanza di investimenti esteri (validi anche per gli imprenditori italiani): tasse, giustizia civile, costo dell'energia e mancanza di buon esempio dei leader politici. Cita l'esempio delle carceri italiane e di come il fatto di aprirle ogni 7 anni dia incertezza ai giovani. Bisogna essere i primi a dare il buon esempio. Dice poi che lui crede nella politica, e anche tutti noi, "magari non credete nei politici ma nella politica sì". Aggiunge "se non ti alzi la mattina con la fame addosso e la voglia di guardare al futuro con ottimismo non vai da nessuna parte". "C'è la possibilità di portare l'Italia nel posto dove deve stare" (su questa frase mi fermo. Forte del mio nuovissimo diploma in pnl noto che questa frase è un capolavoro, non dice assolutamente niente ma ottiene l'effetto immediato di infervorare il pubblico. E' talmente generale che ognuno la colma con le sue idee e quindi l'acclama. Ma accorgetevi vi prego che è un frase che non dice assolutamente nulla, sortisce solo una marea di applausi.)
Ritorna poi sulla burocrazia da un altro fronte "se vogliamo fare le cose bene in Italia, diamoci dei tempi certi" e cita l'esempio delle 11 caserme dismesse a Firenze che potrebbero essere vendute e rivalutate ma sono invece bloccate dalla lunga serie di documenti burocratici da compilare prima di poterle usare. Bisogna riqualificare invece di costruire nuovo e bisogna avere una risposta in 60 giorni che sia un si od un no. Piccole cose ma che si possono fare.

Posso dire che effettivamente è uno dei pochi, se non l'unico, della sinistra che riesce a coinvolgere e tenere attaccato il pubblico. Argomenti esposti con enfasi, gestione delle mani, confidenza con l'intervistatore (con il quale stabilisce più volte un contatto come se stesse parlando ad un amico), orologio che lo rende "uno di noi". Le citazioni del suo operato sono ben esposte e i punti da promuovere assumono una parvenza di chiarezza ad un orecchio poco attento. Io ho notato, cosa che si ripeterà con Tosi, che è come se lui non fosse un politico ma stesse "subendo" decisioni di altri. Questo rimarcare che anche loro subiscono burocrazie e limiti di cui soffrono e auspicano come noi in un cambiamento mi risulta stonato. Ma non dovrebbero essere loro quelli che hanno in mano il cambiamento? Non dovrebbero dire per esempio qualcosa come "si può cambiare e io lotto ogni giorno per farlo?" Senza offesa ma i sindaci non sono politici? Ho sempre pensato che rientrassero nella categoria. Questo "prendere le distanze" mi sembra molto simile al non prendersi le responsabilità di cui parlano. E sinceramente se non se le prendono loro che dirigono città devo prendermele io? L'esempio che stanno innalzando come bandiera dove finisce? L'effetto finale manca di concretezza, promuove l'ottimismo ma senza fornire piani d'azione finisce per sortire l'effetto contrario. Oltretutto dire che guarda al futuro con ottimismo mentre rivolge lo sguardo verso i piedi non mi pare grande indice di coerenza, ma, devo essere sincera, non gli ho guardato le scarpe, magari erano stupendamente tecnologiche e ispiranti.

Giù Renzi, avanti Flavio Tosi. Questo si siede. Persino l'intervistatore gli chiede se è sicuro di stare seduto (magari era un suggerimento) ma Tosi afferma con convinzione che sta seduto perchè ha "due tre appunti" che gli servono per dare dati in merito agli argomenti di cui si parla. Alla prima domanda non risponde ma esordisce con un "volevo prima fare qualche precisazione sulle affermazioni precedentemente fatte dall'Ing.Pedrollo sul caso di un ampliamento di capannoni aziendali tenuto fermo per un anno" e prosegue con la precisa descrizione di cosa era accaduto, e la lettura di documenti con tecnicismi vari per dimostrare che in realtà  è bravo e si assume le responsabilità. Basta questo resconto per capire che il pubblico ha già perso interesse. Questa volta il leader di destra non riesce a tenere il pubblico e commette degli errori uno dietro l'altro che lo portano a perdere l'attenzione nell'arco di pochi minuti. Suggerimenti per il futuro: si sa che voi ricevete le domande prima dell'intervista ma "fare finta" che non sia così è comunque una buona strategia, arrivare con i documenti, stampati su carta e incambrettati lascia la sensazione che avesse già la coda di paglia a casa. Uno che si prepara i documenti di discolpa vuol dire che sa già che verrà incolpato. Per la prossima volta suggerico almeno un i-pad per far credere di esserseli appena fatti mandare via mail dai collaboratori. Sarebbe stato meglio nonchè sintomo di modernizzazione, insomma ad un'assemblea che si intitola "Oltre" arrivare con il cartaceo un pochino stona (senza fare paragoni con l'orologio super alla moda di Renzi).
Non pago dei dati tecnici di discolpa anche lui cavalca il discorso della pesante burocrazia ma anche in questo, modo da vittima (come Renzi d'altronde) e legge parola per parola un documento da lui ricevuto che bloccava delle sue iniziative per questioni burocratiche. Si parla di un palco da lui promosso e che gli era stato bocciato per "luminosità eccessiva nei confronti dei chiaroscuri degli edifici storici di Verona". Letta così la frase suscita chiaramente l'ilarità del pubblico ma a mio avviso non dice niente, non saprei dire se è stato un eccesso di burocrazia o se, per portare Ligabue a Verona, magari davvero si volevano eccessi esagerati. Oltretutto ricordo un tal decreto che definisce "accattonaggio" mangiare un panino sui gradoni della Gran Guardia, se vogliamo parlare di definizioni assurde mettiamole tutte.
Tosi prosegue con la definizione che la politica deve "stabilire le regole ma non entrare a piè pari nell'economia". Afferma che bisognerebbe fare delle riforme, tutte già dette dagli altri prima, ma per farle bisogna prima cambiare la costituzione. Cita perfettamente il primo articolo
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." e identifica in questa ultima parte il principio di tutti i problemi, "nei limiti della Costituzione", in particolare la costituzione stabilisce che una riforma può essere portata in corte costituzionale e qui può non passare. Per cambiare la costituzione di vuole un anno ma a suo avviso bisogna iniziare subito perchè senza corte costituzionale le decisioni sarebbero più rapide. Passa poi a fare un'auto analisi. La prima repubblica era quella nobile che ha costruito. Negli ultimi 20 anni invece la seconda repubblica non ha fatto nulla di importante in questo paese. (e qui è d'accordo con Renzi ma, ricordo male io o loro non sono i "novellini del partito", l'intervista è iniziata con la dichiarazione che Tosi è in politica da 23 anni. 23-20 vuol dire che lui è entrato in politica 3 anni prima di questo buco di cose fatte e, se non ricordo male, la sua parte ha vinto anche). Probabilmente queste obiezioni le sapeva anche lui perchè continua dicendo che hanno fatto due errori. La lega ha mancato nelle riforme di federalismo e quando ha visto che le cose non andavano bene è rimasta al governo invece di ritirarsi come avrebbe dovuto fare invece di insistere. Il secondo errore è che in italia "si ragiona per contrapposizioni, o sei con o sei contro". Quello che fa l'altro non viene visto bene a priori. Mentre invece bisogna agire per il bene dello stato che è unico (forse che dopo anni ci sono arrivati davvero anche i politici a dire quello che noi cittadini diciamo da sempre?).
Ci vuole concretezza di dire quale è il problema del debito pubblico...(e qui la frase resta in sospeso e non sapremo mai quale è il problema perchè poi passa alle soluzioni. La questione delle frasi senza conclusione si ripropone altre volte e diventa difficile strutturare una linea del suo discorso. Oltretutto queste sospensioni sono dannose all'ascolto e al concetto). Passa quindi alle soluzioni: dismissione delgi immobili pubblici, vendere le riserve auree, abbassare la spesa pubblica (e qui parte una sfilza di dati sulle efficenze comunali), tagli ai comuni che devono essere trattati come i privati con la cassa integrazione... "la spesa per gli stipendi pubblici improduttivi è insostenibile".  Pensioni pubbliche improponibili, del valore di 90000 euro al mese ( e qui cita i costi della corte costituzionale).  Propone anche come soluzione il modello della bad bank spagnola assolutamente da emulare (confesso ignoranza in materia). "Crescita vuol dire ridurre il cuneo fiscale, dare incentivi veri duraturi e consistenti e per fare questo devo liberare le risorse. Per fare la crescita lo stato deve costare meno sulle imprese e per rifare i costi bisogna ridurre il debito e la spesa pubblica.
Tosi ha concluso.

Io penso che devo informarmi meglio sulla corte costituzionale che sembra essere la fonte unica dei nostri problemi, chi la vuole ridurre (e questo probabilmente non è male visto che dicono che da noi consta di 15 persone mentre in america di 9) e chi la vuole completamente abolire per fare riforme più veloci e perchè costa tantissimo. La vogliono talmente tanto tutti cancellare che a me comincia a stare simpatica di tutto cuore e inizio a volerla davvero. Ma se era stata pensata non è che, in fondo, un ruolo ce l'aveva per supervisionare che non venissero fatte riforme così per il bene di un singolo. Forse il problema è che adesso è formata da gente che non ragiona per il bene dello stato e quindi non fa passare le riforme che prevedono che la loro pensione non sia di 90000 euro al mese. Ma se fossero persone oneste che lavorano per il bene dello stato (come si auspicherebbe dovesse essere) sarebbero i primi a far passare quella legge. Il problema non è l'esistenza in sè della corte costituzionale a mio avviso, il problema è chi c'è lì adesso.
Riguardo ai 90000 euro al mese di pensione oggi è nata una considerazione alla macchinetta del caffè con i colleghi. Sinceramente mi è impossibile immaginare come spendere 90000 euro al mese (anche riducendoglieli a 30000 euro che sarebbe già buono mi chiedo come si faccia a finirli) oltretutto considerando che è la pensione quindi si presuppone che abbiano già messo via qualche scorta e siano almeno oltre i 60. I miei colleghi invece mi hanno fatta ragionare con questa affermazione "per te è impossibile spenderli, ma loro sono abituati così. Tu quando vai al ristorante prima d'entrare guardi i costi, o se devi prendere una maglia ne prendi una e non quattro, loro no. Uno che è abituato a spendere 90000 euro al mese è incapace di spenderne di meno". Bene questa semplice affermazione mi ha illuminata. Effettivamente non mi ero messa nei loro panni. Non cambio però l'idea che al massimo io darei 15000 euro al mese e proprio per premiarli della somma responsabilità civica che hanno e devono dimostrare. (e a 15000 arrivo con molti sforzi mentali pure).

Riguardo a Tosi alla fine non siamo andati troppo distanti dalle affermazioni di Renzi, mi pare che più o meno sempre lì giriamo. Versace addirittura invece di togliere gli impiegati statali toglie proprio province e regioni e lascia solo europa-stato-comuni. Sempre sugli stessi argomenti giriamo. E rinnovo la sensazione che in qualche modo stiano indicando "qualche altro colpevole" che pure loro si trovano tristemente a subire. Percepire come "vittime" del sistema quelle persone che in teoria sono davanti alle porte per entrare nel salone delle manovelle e provare a cambiare mi lascia perplessa. Mi sforzo di ritornare a considerare anche il fatto che non sono i primi due nomi che vengono fuori dalla ruota del bingo ma Matteo Renzi e Flavio Tosi sono presenti sulle scene da un po'. Qualcuno prima o poi mi dirà chi ha il potere di fare questo cambiamento radicale e totale che tutti professano. Io, sentendo loro ho trovato due opzioni: il Mago di Oz o Mosè (che se poi Mosè magari apre anche le acque del mediterraneo non abbiamo più naufraghi e morti). L'ironia dopo tre ore di persone che si rimbalzano la palla ci sta tutta. Sono 1500 persone che sono venute qui per sentire parlare di andare Oltre e per capire se c'è qualcosa che si può fare tutti insieme  ora e anche nel proprio piccolo. Dopo che tutti gli ospiti hanno in forme diverse ripetuto la frase "i problemi li conosciamo ora vogliamo le soluzioni" le  persone presenti se ne usciranno di qui con la rincuorante convinzione che chi ha il potere ha le stesse domande di chi non ce l'ha. E io penso che in un paese pieno di domande, il primo che ha una vaga risposta, magari nemmeno tanto buona, anzi magari assolutamente delittuosa, viene comunque accolto come un santo, e questo mi spaventa più che se mi avessero dato una marea di soluzioni diverse.

Conclude l'incontro anche se oramai con davanti solo i pochi affezionatissimi il presidente di Confindustria Squinzi. Riporto brevemente perchè dopo tutto questo fiume di parole mi vergogno persino io a ripeterle. L'Italia è il 4 paese al mondo per debito e da 15 anni non cresce. Abbiamo distrutto il 15% delle nostre capacità produttive. Abbiamo bisogno di ricreare occupazione e il progetto promosso da confindustria lo faceva ma chissà se verrà approvato. Non dimentichiamo che soltanto noi abbiamo la capacità di creare lavoro (e qui qualcuno che sembra dire che qualcosa si può fare, un barlume). Bisogno di interventi sul cuneo fiscale e sull'irap. Siamo il secondo paese al mondo per cuneo fiscale, Bisognamo di 10miliardi almeno di intervento, ma di un intervento serio. Abbiamo sostenuto il governo perchè ha assicurato stabilità. Ma la stabilità deve tradursi nella capacità di prendere provvedimenti per far ripartire. L'intervistatore cita il Wall street Journal che dichiara il problema legato ad un mancanca di competitività e Squinzi sconferma. "Credo che il nostro sistema manifatturiero sia competitivo a livello mondiale ma manca il consumo interno. Abbiamo perso la fiducia come italiani e gli italiani non investono più. E' sempre difficile passare dalle parole dei politici di prima e poi a fare". Siamo passati da un paese agricolo ad una potenza economica "Dico dateci un paese normale e noi imprenditori italiani siamo capaci di farvi vedere che facciamo. Noi e i nostri collaboratori".
Conclude con un rafforzamento della sua fiducia nel sistema associativo e nei valori condivisi.
Ultima frase "l'Italia è piena di eccellenze e confindustria ne è la prova".

Un barlume di orgoglio all'ultimo anche se davvero debole e quasi estorto ma soprattutto divulgato quando oramai già metà sala stava degustando i cubetti di mortatella in ingresso.

 La frase che ho visto più riportata di Oltre2013 è l'affermazione iniziale di Giulio Pedrollo che annuncia un tasso di crescita nel 2014 dello 0,7% e correda "poco per l'economia, eppure si muove".
E teniamoci questo "eppur si muove" come barlume di speranza.
Per me stessa tengo le parole della Capua che dovrebbero servire a tutti, credere in se stessi sempre e di potercela fare, di potere essere il cambiamento, lottare con le unghie e rialzarsi dagli schiaffi. Tengo anche la frase di Renzi sullo svegliarsi la mattina e guardare con ottimismo al futuro.

 3 ore e 3 frasi brevi, che comunque già mi dicevo. Il riassunto della riunione è qui FRASI CHE GIA' MI DICEVO. Peccato nessuno abbia sviluppato il bellissimo tema proposto "OLTRE".
Se fossimo ancora alle superiori e dovessi dare un giudizio al tema di ogni singolo ospite credo che per tutti il mio commento si riassumerebbe in
"Inizio interessante e spunti che denotano un approfondimento del problema e una analisi critica. Lo sviluppo manca di originalità e il candidato si perde nei meandri della disquisizione uscendo drasticamente dal tema indicato. Non classificabile."

Ora vado Oltre



lunedì 14 ottobre 2013

Assemblea industriale vista da una libera pensatrice

Non sono una giornalista e quello che sto per scrivere sono le mie considerazioni sull'evento a cui ho avuto l'occasione di partecipare grazie alla mia professione.

Oltre 2013 è l'assemblea di confindustria Verona che si è tenuta questo pomeriggio presso l'ex deposito treni. La struttura, risistemata per l'occasione, si è mostrata in tutta la sua bellezza e tristezza di luogo in disuso come il contorno ideale per l'evento. Era soprattutto funzionale per i temi che sono stati trattati e per l'idea di fondo che voleva passare di un recupero volto al nuovo, ad andare appunto oltre le vecchie strutture.

L'assemblea è iniziata con un discorso dell'Ing.Giulio Pedrollo (presidente di Confindustria Verona). Come da lui premesso era la prima assemblea che conduceva da presidente e l'emozione si sentiva dalla voce e dalla lotta aperta con i microfoni che sembravano non essere nella posione ottimale. Questo non ha impedito al discorso di arrivare al pubblico (più di 1500 persone). Le problematiche elencate sono state poi riproposte e sviscerate dagli ospiti. Risulta chiara una insofferenza degli industriali rispetto alla burocrazia, al cuneo fiscale e ad un sistema carente nel dare segnali di supporto.

Luca Paolazzi (direttore centro studi confindustria) ha poi esposto una presentazione che personalmente ho trovato molto utile. Ho visto nel suo modo di presentare lo stile di resoconti trimestrali che si fanno in azienda. I grafici presentati, seppur tecnici, sono stati un ottimo strumento per dare un'idea della situazione alle persone presenti che, si suppone fossero in maggioranza addetti del settore quindi in grado di comprendere i dati. I prospetti degli ultimi dieci anni sono chiari, il 2009 è stato un buco che ha lasciato il segno, la ripresa di vede ma siamo alla metà degli indici antecedenti il crollo. A detta degli analisti è inutile aspettarsi di ritornare a breve a quel punto di guadagno soprattutto perchè sarà necessario cambiare l'economia mondiale, visto che quei picchi sono stati poi causa della caduta del 2009.
Vedere graficamente la fossa delle marianne corrispondente a quell'anno mi ha dato per la prima volta la percezione di cosa era accaduto visto a posteriore. E anche la speranza perchè in fondo è passato. Un'altra nota che mi è rimasta un po' a metà gola: nell'elenco dei fattori positivi insieme alle elezioni in Germania vi era acennata come positiva la guerra in Siria (scampato l'intervento che avrebbe visto il nostro territorio in prima linea). Ecco per carità non siamo entrati direttamente in guerra ma forse avrei posto la questione in termini (prettamente verbali) un po' più rispettosi della situazione drammatica di quel paese. Passata così velocemente e con una v verde accanto mi ha dato l'impressione di un paese che se ne lava le mani e che in fondo "meglio così" non sono problemi nostri.

La parte viva dell'assemblea, in mano agli ospiti, è inziata dopo questo secondo intervento tecnico ed è stata abilmente condotta da Alessio Vinci.

Il primo a prendere posto sul palco: Santo Versace (classe 1945). Versace ha un modo di porsi calmo e sicuro della sua posizione, nessuna incertezza. Un uomo che sembra non avere paure di esporre le sue idee e di fare "nomi" scottanti. Riporta verità su buchi del bilancio che causano mancanza di soldi e di conseguenza di investimenti per aiutare le aziende. Propone possibili soluzioni a livello politico, parla della corte costituzionale, del numero di parlamentari sovradimensionato rispetto al nosto stato. Non cede alle provocazioni dell'intervistatore che gli ricorda dei suoi 5 anni in politica e dei suoi cambiamenti di partito. L'intervista è interrotta dall'arrivo di Renzi che attira inevitabilmente i fotoreporter e i flash si sprecano. Versace tuttavia non molla e, anzi, l'arrivo di Renzi gli ridà energia per parlare di come la politica debba eseguire manovre che diano supporto alle aziende. In italia comunque un giovane può ancora fare impresa perchè siamo le eccellenze imprenditoriali. Vista la mancanza di supporto e come invece le aziende riescano ad andare avanti e a prevedere comunque ancora tassi di crescita, seppur lievi, dobbiamo capire che abbiamo i migliori imprenditori del mondo.
Belle parole, bei concetti ma, sarò scettica di mio, vedo sul palco un classe '45 e penso a mio padre, classe '50, andato in pensione per "lasciare spazio ai giovani" e mi viene la curiosità di fare qualche ricerca sull'età media dei responsabili in azienda Versace, consulenti esterni inclusi...magari mi sorprendo positivamente. Ad ogni modo mi fa piacere trovare persone che "non le mandano a dire".

Dall'essere i migliori prende spunto Nerio Alessandri che sale con energia (e come può non averne il fondatore di Technogym) e incita gli industriali a non soffrire di senso di inferiorità perchè "noi italiani siamo davvero i migliori del mondo". Alessandri, nel suo continuo muoversi sul palco, annuncia che preferisce non parlare di politica ma nel discorso qualche accenno verrà fuori. Crede fermamente nella necessità della cultura e della creatività nel fatto che bisogna restare informati e crescere. Nella necessità di immagini di riferimento. I giovani mancano di quelle immagini: l'imprenditore può essere un esempio in azienda, e può andare a comunicare al suo team e ai suoi collaboratori che bisogna provare, rischiare, superare ostacoli ma il mondo esterno che passa dalla televisione trasmette immagini di riferimento completamente diverse e allora i collaboratori come possono credere nel valore del lavoro se sono pieni di esempi di persone che arrivano facilmente, velocemente, e senza regole? Lo stimolo è comunque di non farsi prendere dal pessimismo e di creare una economia nuova per cambiare il mondo. Di rischiare in nuovi prodotti perchè "se un prodotto funziona sul mercato vuol dire che è vecchio" ed è ora di innovare. Innovare anche nei mercati, puntare su Messico, Colombia, Nigeria, Angola, ora bisogna smettere di guardare solo all'oriente.
 Parole interessanti ma purtroppo uno che non sta fermo un secondo a me trasmette agitazione e ansia e quindi le sue parole ottimistiche di incitazione mi arrivano fuse con il nervosismo di un corpo troppo attivo per i suoi parametri e la sensazione finale che ne ottengo è di un discorso di incitamento sul timbro tipico del "personal trainer" che vuole convincerti che 50 addominali in più ti donano anni di vita.

Tocca poi alla donna del gruppo Ilaria Capua, virologa e ricercatrice. Ilaria prende subito possesso del palco e auto-gestisce l'intervista. Gli interalare di Vinci sono praticamente assenti e, quando presenti, presto by-passati. Sembra di assistere ad una conferenza di TED's più che ad un'intervista, e la presentazione di supporto incrementa la sensazione. La ricercatrice sembra solo marginalmente poco coerente con l'ambiente industriale ma dimosta pienamente di voler trasmettere valori comuni alla ricerca e all'industria. La possibilità di emergere sul proprio territorio, nonostante le difficoltà e il coraggio di dire no e fare scelte difficili. Ricercatrice di Padova la Capua ha vinto riconoscimenti internazionali e ha aiutato a dettare cambiamenti nelle politche di divulgazione delle scoperte scientifiche. Ma, come dice lei, le intuizioni devono anche arrivare nel momento giusto. Lei ha espresso un'idea in un momento che era pronto a recepirla, altrimenti probabilmente sarebbe andata diversamente.
Mi colpisce il discorso rivolto alle donne. Con modi da vera divulgatrice arringa il pubblico facendolo partecipe del definire le donne come più veloci e con voti più alti degli uomini. Mostra poi una foto di una rosa che si sta appassendo come emblema di cosa succede alle donne una volta uscite dall'università, il loro talento non viene sfruttato. Parla poi alle donne stesse chiedendo di essere ascoltata e intimando loro che nessuno regala niente e che se vogliono essere valorizzate devono tirare fuori le unghie e accettare di prendere sberle che le possono anche tramortire (come lei stessa spesso ha preso "tanto che ho il collo talmente snodato che mi è più facile fare retromarcia in macchina") e di credere in se stesse perchè se non ci credono loro per prime non ci crede nessuno. L'intervistatore pone quindi qualche domanda sulla sua carriera politica e lei accenna che sta lavorando soprattutto per la ricerca e che chiede di poter fare una semplice cosa: rendere il merito internazionale e libero, di modo di permettere anche a ricercatori stranieri di arrivare in italia e favorire uno scambio delle informazioni.
Mi è piaciuta l'energia della Capua ma sinceramente sono sempre stata contraria a queste manifestazioni di woman proud. La tutela della donna non si ottiene, per me, andando a dire che è migliore dell'uomo, cosa della quale non sono nemmeno convinta. Io credo che questo comportamento faccia assolutamente peggio. Promuovo una ugualianza di trattamento, non i comparativi, a prescindere da quale piatto della bilancia finisca per collocarsi a livello maggiore. A mio avviso la situazione si sblocca nel momento in cui prendiamo atto che uomo e donna sono semplicmente diversi e soprattutto uomo e donna si prefiggono di restare diversi (niente donne uomo per intenderci). E' la sinergia dei due comportamenti che può portare a positiva evoluzione a mio avviso. Inoltre continuando a dire che la donna è migliore non si fa che penalizzarla ancora di più. Insomma se dieci persone vengono a dire a voi che tizio è il migliore o meglio rispetto a caio voi quando vi troverete davanti a tizio che fate? Io probabilmente gli farei domande al limite dell'impossibilità "tanto lui è migliore", con il risultato che questo probabilmente si sentirà sotto torchio e magari non riuscirà nemmeno a rispondere (probabilmente a ragione visto che avrò posto domande al limite dell'impossibilità). Per come la vedo io i consigli dati sono giusti "per chiunque" e noi donne dovremmo metterci convinzione e credere in noi stesse ma senza ritenerci migliori, appurando semplicemente che siamo diverse e questo è il punto di forza, persone che ragionano in maniera diversa e grazie a questo possono trovare soluzioni più ampie. Nondameno comunque devo constatare che la presenza femminile nella sala è inferiore. Ma confido che, con il giusto approccio equipollente, si possa cambiare la situazione.
Una riflessione mi viene pure sull'internazionalizzazione del merito. Il libero scambio della ricerca è affascinante ma in un paese tendenzialmente esterofilo come il nostro ho la paura che possa essere deletereo per i nostri ricercatori piuttosto che un fonte di rinvigorimento. Temo che possa portare ad assumere ricercatori esteri sotto la bandiera "dell'internazionalizzazione" che però camuffa quella del "mi costano meno". Mie amici dottorandi mi hanno spesso raccontato di come non potessero accedere ad alcuni bandi di ricerca italiani perchè era inserita la clausola "deve essere italiano ed aver passato due anni almeno all'estero" agevolazioni spacciate come modi per far rientrare i cervelli e che poi sortivano principalmente la causa di manderne fuori di nuovi. Oltretutto l'internazionalizzazione del merito credo sia valida nel momento in cui è davvero internazionale, ovvero porta ad un libero scambio di conoscenze con l'obiettivo comune di sviluppo ed innovazione ma, mi chiedo, gli altri paesi adottano politiche uguali o hanno calusole che danno precedente ai loro laureati e dottorandi?
Manco di informazioni in merito per cui non mi sbilancio ma diciamo che non la vedo così "semplice" e costo zero, qualche approfondimento in merito lo farei.

Il post sta diventando particolarmente lungo e corposo di concetti.
Rimando quindi a domani la seconda parte che prevede gli interventi di Matteo Renzi e Flavio Tosi e la conclusione di Giorgio Squinzi presidente di Confindustria.



giovedì 10 ottobre 2013

La nave dei dannati

"Sono molte le atrocità nel mondo e moltissimi i pericoli: Ma di una cosa sono certo:il male peggiore è L'INDIFFERENZA. Il contrario dell'amore non è l'odio, ma l'indifferenza; il contrario della vita non è la morte, ma l'indifferenza; ilcontrario dell'intelligenza non è la stupidità, ma l'indifferenza. E' contro di essa che bisogna combattere con tutte le proprie forze. E per farlo un'arma esiste: l'educazione. Bisogna praticarla, diffonderla, condividerla, esercitarla sempre e dovunque. Non arrendersi mai". 
Elie Wiesel, premio nobel per la pace-1986

Ultimamente leggo di più. La tecnologia ha permesso anche a me di informarmi come preferisco. A volte guardo il mio I-phone e mi sembra troppo serioso eppure quella sono io.
Ultimamente la vita mi lancia sul piatto connessioni mentali, alcune diventano progetti per la nuova vita che mi sta accadendo, altri spunti di riflessione per post di un blog più "ufficiale". Questo è uno di quelli ma visti i fatti appena accaduti preferisco condividerlo subito.

Mentre le notizie erano piene dei cadaveri naufragati mi è capitato fra le mani il discorso sull'indifferenza di Elie Wiesel. Su alcune sue considerazioni nel discorso non sono pienamente d'accordo ma sulla necessità di educare e di formare si. La storia ha già avuto fatti che si ripetono solo che noi non li conosciamo e quando ci si ripresentano non li riconosciamo. Semplicemente dimentichiamo. Anni fa mi ricordo la gioia milanese di uno sciopero dei mezzi boicottato da un certo partito e, mentre la gente pensava alla sua vita che era "scampata" al disagio io rivedevo mentalmente il libro di storia dove veniva indicato che la prima volta un fatto del genere era accaduto nel secondo decennio del '900 ad opera di personaggi in seguito divenuti famosi storicamente. A chi mi capitava a tiro e mi diceva "niente sciopero" rispondevo "peccato, perchè è uno dei diritti inviolabili dell'uomo e il fatto che venga boicotatto dovrebbe allarmare non sollevare".

Oggi leggo la storia della St.Louis, la nave dei dannati, che non conoscevo. Guardo la foto sopra, presa da archivio storico. Vedo lo sguardo di speranza di quelle due donne che sfuggono alle persecuzioni e arrivano in America sognando una nuova vita...e qualche mese dopo si ritrovano sullo stesso suolo da cui erano partite. Chissà come erano i loro volti quando la fine del loro viaggio le ha viste ritornare a pochi chilometri dal punto di partenza. E nonostante questo per molti di loro quei mesi di viaggio e quei pochi chilometri hanno fatto la differenza. Adesso, dopo anni, leggiamo questo fatto storico e magari ci indignamo. Ma dopo 80 anni ancora non abbiamo trovato soluzioni, forse perchè il problema ci sembra nuovo, invece no. E sono certa, che se cerchiamo bene, troviamo situazioni simili anche prima della St.Louis.
Leggo notizie varie, chi piange la strage, chi dichiara che su quelle navi erano tutti violenti e stupratori ed è un bene non siano arrivati, chi si lamenta dei terreni, dei soldi, delle loro stesse libertà violate. Io ascolto la notizia, penso che su un "campione" di 1000 persone trovo di tutto. Prendete il vostro quartiere, se li conoscete, sapete benissimo che ci sono "tutte le gradazioni di bontà". Metteteli tutti (tutto il vostro quartiere) su un barcone attraverso il mare e vediamo come arrivate di là ( il famoso film "the experiment" è un buon assaggio di cosa può accadere).

Io non so le soluzioni ma mi limito a constatare che, in diverse forme (ma nemmeno troppo), sono fatti già accaduti solo che noi lo abbiamo dimenticato. Mi piacerebbe che l'educazione insegnasse a ricordare, aiuterebbe a trovare soluzioni.

Per chi non conosce la storia della St.Louis miss Wiki è sempre utile http://it.wikipedia.org/wiki/MS_St._Louis

Buona educazione