lunedì 21 febbraio 2011

Quieta abitudine




"I am your greatest helper or heaviest burden.
I will push you onward or drag you down to
failure.
I am completely at your command."







A volte mi trovo a contemplare la quieta abitudinarietà del trascorrere del tempo.
Il piacere di riempire la casa del profumo di cucina, dell'odore della compagnia, del vissuto...quel sapore di parole raccontate in pomeriggi uggiosi, di immagini condivise e di piccole esplorazioni locali.
Quel cambiare un poco la disposizione dei mobili per cercare qualcosa di diverso, quella quiete di sedersi alla luce soffusa a scorrere un libro concedendosi piccole trasgressioni alla dieta.
Ti soffermi nella serenità di queste piccole cose e ti senti in pace, sereno.
Il calore quieto di un disegno noto. Difficile forse, conquistato a fatica, ma che diventa pian piano noto e amico.

A volte questa quiete lascia a posteriori un po' di riflessioni. Percorrendo in macchina il percorso quotidiano mi vedo l'alba di fronte e scorro il percorso della vita, a volte si ha quell'impressione di tutto uguale, che si ripete in forme e colori uguali. Abbiamo forse perso un po' quel senso di serenità e tranquillità del vivere ogni giorno sereno...è come se al giorno d'oggi avessimo bisogno sempre di un evento eclatante, di uno scossone emotivo, di una botta per sentirci appagati e vivi.
Anche io mi accorgo di soffrire un po' di questa "frenesia" di questo sentimento che tende a dar valore alle cose solo se ci sono stati eventi eclatanti in mezzo...a volte però mi fermo e dico "questi momenti esistono, ci sono stati e ci saranno sempre ma con la loro ricorrenza, il bello è godersi anche e soprattutto le piccole abitudini di tutti i giorni, cercare ogni giorno qualcosa di nuovo che ci dia gioia e piacere e accettare che può essere anche solo bere un caffè al ginseng invece di uno normale"

Farsi prendere dalla frenesia e dall'ansia di dover per forza "fare qualcosa" e che sia il più possibile eclatante e cercare che porti una "svolta" a volte porta solo stress e spesso più si ricercano questi momenti meno si trovano...dovremmo imparare tutti un po' di più la bellezza di un the caldo e un buon film.

Buon inizio settimana viaggiatori

venerdì 11 febbraio 2011

The King's Speech





Lionel:
"Dimentica il resto e dillo solo a me"






Ieri sera ho visto "Il discorso del re", un film che lascia il segno nella sua ironia e dolcezza...mi riprometto di guardarlo in lingua originale poichè dicono sia ancora più coinvolgente.
Prendo spunto da questa storia vera per parlare del senso che ti lascia e che per me è rappresentato nella frase riportata...

"Dimentica il resto e dillo solo a me"
Ognuno di noi ha una voce unica ed inimitabile, una voce che viene dall'interno che racconta, che ti racconta, nelle tue gioie e nelle tue sofferenze, nei momenti felici e in quelli bui...nelle ferite che colpiscono e che arrivano così in profondo da non farti più parlare. A volte i fatti si metabolizzano in disturbi, non solo del parlato ma di ogni tipo.
La guarigione è avere qualcuno che ti ascolti, non un ascolto semplice, un ascolto attivo, empatico, delicato...
Mi torna in mente anche "Momo" di Ende, questa bambina che aveva lo straordinario dono di ascoltare con attenzione e tutti stavano bene in sua compagnia perchè sebbene lei non dicesse nulla era più importante di ogni "consigliere".
E arrivi ad un livello di condivisione, ti senti finalmente di poter aprire il cuore, parlare, agire superare te stesso perchè ti senti al sicuro, senti la presenza dell'altro e il suo stare zitto o inserire semplici frasi che non sono nè di compianto, nè di rammarico, nè di falso dispiacere...
e diventa uno strumento potente...
senti di poter rinascere nel parlare... e, facendo finta di "dirlo solo a te" riesco a dirlo a me stessa e al mondo.
Quei legami a due a due che diventano rispetto ammirazione stima....amicizia.

giovedì 10 febbraio 2011

A human being that was given to fly






" Si alzò e se ne andò da là, corse per centinaia di miglia Arrivò all'oceano, si fumò una sigaretta su un albero Si alzò il vento, lo mise in ginocchio Un'onda arrivò schiantandosi come un pugno sulla mascella Gli donò le ali"

Given to fly (Pearl Jam)





Oggi mi sono imbattuta in questa canzone, in questa immagine...scorrendone altre che passavano sullo schermo. Nuovi mondi che ti si aprono quando ne hai più bisogno, nuovi contatti che mutano forma, alla ricerca di una crescita continua...quella tensione alla conoscenza, al crescere che alcune persone hanno e non riescono a farne a meno.
Quanto è bella questa immagine, un uomo che si libera dal suo corridoio chiuso da un lucchetto e corre, corre fino all'oceano dove il vento e le onde, dove la natura, lo schiaffeggia in faccia e ,come si risvegliasse, come rinascesse, inizia a volare...
Alcune immagini in cui mi imbatto ancora creano un senso di vuoto allo stomaco, ancora sento che aprono cassetti che non sono pronti ad aprirsi.
Altre mi portano sul bordo di quell'oceano e mi fanno sentire la salsedine e il vento, mi danno le ali...verso nuove mete, verso nuove ricerche, verso mondi da scoprire...
Il curioso desiderio di colmare e alimentare la curiosità

martedì 8 febbraio 2011

Il dolce piacere di non esistere


Dicono che se non sei su facebook non esisti.
Ieri ho cancellato completamente il mio account...
ed è un dolce piacere.
Il non esistere...mi ricorda quando abitavo a Milano.
Una cosa che mi piaceva di quella metropoli e delle metropoli in genere è proprio questa possibilità di passare indisturbato, non notato.
Cammini per strada, incroci persone e non sai chi sono e non sanno chi sei.
Niente condivisione di dati, niente parole a caso.
Per intuire i loro sentimenti ti basta guardarli in faccia, il volto corrucciato o aperto ad un dolce sorriso. Il passo veloce o calmo e posato. Il vestito sdrucito, il cappotto stirato, la sciarpa a penzoloni...andavo per le strade e mi guardavo attorno e sentivo la vita senza sentirmi in pericolo, senza sentirmi urtata se coglievo uno sguardo che si posava su di me per "conoscenza".
Era diverso, era immaginarsi le vite degli altri e lasciarle...era sognare, era scrivere, era creare...
Poi con i nuovi siti siamo entrati a sapere tutto di tutti a leggere frasi lasciate ogni minuto...a immaginare le vite dietro ma in modo diverso, meno romantico...a sapere che chi guarda la nostra pagina non sa la verità, si farà un film ma un film condizionato, una creatività limitata e sterile, non produttiva e costruttiva.
Il motivo vero dell'abbandono...sono troppo fragile e sensibile e...voglio vivere nel mio mondo.
Forse così facendo non mi rendo conto di dove "stanno andando gli altri" ma non so se è nemmeno così vero...
Dicono che la positività attiri positività e viceversa per il negativo...
Sono stufa di leggere rancori, lamentele, superficialità, di vedere frasi gentili scambiate fra persone che so benissimo odiarsi tutto per la fruizione di un mondo "virtuale"
Quando ho detto alle persone più vicine che avevo fatto il "facebook suicide" molti mi hanno detto "ci stavo pensando anche io"...mi viene da sorridere. Dopo aggiungono..."in realtà lo tengo ma vedo di controllarmi". Un altro sorriso.
E' bello...sapere che non esisto più. Andando al parcheggio della ditta in pausa pranzo pensavo...sono fuori...e improvvisamente mi sono sentita di nuovo su quel viale che costeggia la stazione dei treni di Cadorna, in quel tardo pomeriggio invernale, fra il traffico, i lampioni e la fretta, con gli auricolari e l'odore frizzante dell'aria invernale.
Mi sono sentita pura nel mio anonimato...