domenica 15 febbraio 2009

Quello che non siamo

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato

l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco

lo dichiari e risplenda come un croco

perduto in mezzo a un polveroso prato.


Ah l'uomo che se ne va sicuro,

agli altri ed a se stesso amico,

e l'ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!


Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,

sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(Eugenio Montale)

Cosa sappiamo di noi viaggiatore? Pensiamo di costruire quello che siamo creandoci delle idee di quello che vorremmo essere ma non ci accorgiamo che a formare quello che siamo oggi è quello che non siamo, quello che non vogliamo. Più di quello che abbiamo scelto d'essere conta quello che abbiamo scelto di non essere. Più di quello che vogliamo conta quello che davvero non accetteremmo mai. Ci se ne può accorgere subito? Probabilmente no. Crediamo ingenuamente di essere e di decidere noi ma non è così. Il passato sceglie per noi, inutile negarlo. Inutile nasconderlo. Le esperienze che ci hanno formato diventano le basi delle nostre scelte future. Possiamo ingenuamente cercare di modificare questo comportamento. Ma il nostro corpo e la nostra mente agiscono autonomamente spinti da un istinto di autoconservazione.

lunedì 9 febbraio 2009

Changeling

"Non colpire mai per primo...ma colpisci sempre per ultimo" (Changeling)

changeling...i perduti, i lunatici, gli idioti...non trovo la traduzione del titolo ma poco importa...
Non è di traduzioni che volevo parlarti viaggiatore.

Non ti preoccupare, non svelerò la trama del film, mi limiterò a riportarne le sensazioni sperando invoglino alla visione.
Partono i titoli di coda e, per la prima volta, il cinema resta in silenzio, muto, fermo...ma l'aria è tutt'altro che quieta. E' raggelata e al contempo riscaldata da un misto di rabbia e di incredulità.
Non vi sono storie di finzione che possano competere con le verità che l'uomo si porta alle spalle. L'essere più furbo e cattivo che esista. "Se lasci alle persone la libertà di fare quello che vogliono...loro faranno esattamente quello"
A volte non credo che siano esistite persone così meschine da poter fare del male a qualcuno, a volte mi illudo che quello che è successo nel passato sia solo un terribile misunderstanding...ma spesso mi ritrovo a verificare nella realtà odierna quello che potrebbero essere i barlumi iniziali di un tale comportamento. Chi ha più colpa...chi istiga o chi accetta? Chi comanda o chi segue? Non lo so davvero...a mio vedere hanno colpe entrambi perchè vi è sempre la possibilità di dire no! Però mentre posso arrivare a vedere un inizio nelle menti crudeli che progettano e comandano...non ne vedo in chi segue cieco gli errori pensati da altri, in chi non vede che quello che lo circonda non va. Sono due modi di non comprensione diversi ma che mi lasciano entrambi ammutolita di fronte a comportamenti che non potrò mai arrivare a comprendere e soprattutto a giustificare. Se poi questi comportamenti si celano dietro lo sguardo di un bambino la perplessità resta indelebile...pensiamo i bambini siano esseri puri e fragili ma forse ci sbagliamo, forse l'istinto umano si manifesta anche più lampante in loro e le crudeltà di cui possono essere capaci diventano così sottili e incomprensibili che si tramutano in stilettate affilate che colpiscono un pezzo di carne anestetizzato dal freddo.
E cosa resta in tutto questa sofferente crudeltà?cosa resta a chi non si piega, a chi combatte a costi maggiori di quanto una qualsiasi persona dovrebbe mai pagare, cosa resta?
...Come per Pandora...
alla fine, ultima ad uscire, resta la speranza.

martedì 20 gennaio 2009

Ieri come Oggi, i flussi della storia


"La narcosi del benessere economico, del miglioramento delle condizioni generali di vita, dell'automobile frigorifero lavatrice televisione università alloggio turismo per tutti - insomma, della civiltà del consumo - ha ipnotizzato così bene la massa della piccola borghesia da convincerla che il suo è il migliore dei mondi possibili e farle considerare assurda una qualsiasi protesta. Nella sua ipnosi la piccola borghesia non scorge l'abbassamento, l'involgarimento, la spersonalizzazione del nuovo livello medio.

Assorta com'è nell'adorazione sempre più fanatica del denaro, va dimenticando - sempre più spesso, ha dimenticato - gli immemoriali valori che danno senso alla vita umana (primo fra tutti la fantasia creativa) e che si realizzano con l'esplicazione delle singole personalità; e pare convergere pensieri e desideri, speranze ed ansie sul possesso di simboli (non da lei scelti, ma impostile dalla pubblicità) di una potenza economica in realtà fine a se stessa.

I simboli della potenza economica per il piccolo borghese sono, si sa, l'automobile, la lavatrice, il frigorifero, la televisione. Non è, si badi, che il piccolo borghese voglia l'automobile perchè è utile o la televisione perchè è divertente: li vuole soprattutto per poter dire che li possiede, che li ha anche lui "come tutti gli altri", che dunque è alla pari degli altri, cioè è ricco come gli altri, è potente come gli altri.

Quest'alterazione mostruosa, per la quale oggetti creati per la felicità fisica degli uomini, per ridurne la fatica ed i disagi, sono diventati fonte di ansietà e causa di melanconici complessi di inferiorità e superiorità, riesce tanto più squallida quando si pensi che la sicurezza economica di cui quegli oggetti sono ormai diventati simboli è in realtà effimera quanto può esserlo una sovrastruttura basata su un sistema inesorabile di rate e scadenze , impegni e doveri.Il piccolo borghese , che si sente tanto sicuro e potente perchè ha quell'automobile frigorifero lavatrice televisione alloggio come tutti, in realtà è solo indebitato fino al collo per pagare le varie rate con cui se li è procurati; ed appena finite quelle, le rate ricominciano, perchè automobile lavatrice frigorifero televisione alloggio saranno da cambiare. Allora va a vivere in provincia, dove la "vta" costa meno e le tentazioni di spese superflue diminuiscono: si alza alle sei di mattina per prendere il treno e andare al lavoro, ritorna la sera alle sette intontito da una giornata passata a fare un lavoro qualnque (al quale non partecipa se non in vista dello stipendio che gliene deriva), per riprendere forza beve un pò di alcool, mangia una polpetta di carne ai ferri a una tavola non apparecchiata (o addirittura su vassoi di stagnola riscaldati nel forno tenuti sulle ginocchia) e guarda la televisione; finchè va a letto estenuato, annoiato, immeschinito, smidollato, rintronato dalla martellante pubblicità televisiva verso nuovi sogni rateali, nuove schiavitù, nuove miserie camuffate. Ma convinto che il suo sia il migliore dei mondi possibile."


dall'introduzione di Fernanda Pivano a "Jukebox all'idrogeno" di Allen Ginsberg

lunedì 5 gennaio 2009

Vivo o morto? Entrambi


Benvenuti nel paradosso, nella fisica, nella sperimentazione...e nella filosofia.


Pensavate che uno stato negasse l'altro. Vivo o morto? O l'uno o l'altro...ma la scienza è arrivata a sconvolgere questa realtà così da "dimostrare" che si può essere contemporaneamente vivi e morti. Non c'è più da scegliere nè da decidere siamo insieme entrambe le cose.
Benvenuti a visitare il gatto di Schrödinger
http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_gatto_di_Schr%C3%B6dinger

giovedì 6 novembre 2008

zugunruhe

Finalmente ho capito cos'è la mia periodica irrequietezza e so darle un nome...strano ma è comunque un nome ZUGUNRUHE!!! Finalmente capisco la mia voglia di fuggire che si manifesta bene in due periodi l'anno e che comunque resta sempre di sottofondo. Probabilmente in un'altra vita migravo. Detto così sembra strano ma sarà vero? E' esattamente essere come un uccello migratore costretto a restare...senti il richiamo della partenza da un mese prima che avvenga e poi sempre più intenso...poi non riesci a partire e pian piano, con il tempo, te ne fai una ragione e scema l'intenso sentimento che avevi. Ma resta sempre in sottofondo la convinzione di non essere dove dovresti.

domenica 19 ottobre 2008

Hic sunt leones

"Se decidi di buttarti nella fossa dei leoni, devi accettare il rischio di essere sbranato" DB
La citazione è mia...è semplicemente una frase a cui pensavo giusto ieri e che nasce da una serie di considerazioni dei fatti avvenuti recentemente a me e ad altri, delle vicissitudini, delle conseguenze delle scelte e delle sofferenze insite nelle decisioni di aprirsi al mondo. Il mondo è cambiato è dobbiamo rendercene conto, la sensibilità, il rispetto, i valori che un tempo erano innalzati adesso sono arrivati in fondo alle classifiche e i compromessi diventano valori quotidiani da accettare. Quando parlo di compromessi intendo a livello quotidiano, intendo che si deve accettare che le nostre esigenze non possono essere soddisfatte e, mentre attendiamo arrivi una situazione più consona a noi, ci conviene restare nelle stato in cui siamo per quanto questo possa non essere ciò che vogliamo ma anzi l'esatto opposto.
Viviamo in un mondo di compromessi e scelte e decisioni complesse tutti i giorni. Siamo in balia delle dinamiche sociali vigenti...siamo entrati nella fossa dei leoni.
Si può scegliere di restarne fuori, indubbiamente, è una via, una via che ho percorso per lungo tempo, che ho apprezzato e che, a volte, accarezzo ancora...ma forse più adeguato e formativo è scegliere di entrare nella fossa dei leoni.
Il punto è che quando si valica il confine si deve tenere presente che non esistono sconti per nessuno, non esistono aiuti e la possibilità di finire carcasse ai lati del percorso è davvero molto forte...si viene sbranati, piano ma inesorabilmente, perdi lembi di te lungo il percorso. Il numero di ferite incise sulla pelle denota quanto percorso hai fatto nella fossa e quanto tu sia diverso dai suoi abitanti. Nel tempo ti rendi conto anche di quanto tu sia diverso dal te di prima...eri entrato come un piccolo leone spaurito, una quasi agnello travestito, e nel percorso ti ritrovi ad essere cinico e sulla difensiva...La fossa ti cambia, ha un modo di agire su di te subdolo ed efficace. Non sei più il te di prima, non sei l'ingenuo che pensavo potesse trovare una soluzione lì dentro...Per sopravvivere ti sei adeguato, invece di smussare il te che eri, ti sei reso più spigoloso...perchè nella fossa non vince chi accetta, comprende e condivide...

lunedì 13 ottobre 2008

Loop

A volte hai l'impressione di vivere in un loop. Frasi che ti vengono ripetute e sempre in modo più ravvicinato. A distanza di pochi giorni ti senti ripetere la stessa frase, uguale, immutabile...
Ognuno ha il suo personale loop...io ho il mio, da anni, sempre lo stesso, sempre più frequente. A volte ci si chiede davvero se non ci sia qualcosa in noi ad istigarlo, qualcosa che "invita" a questo. E' come se fossimo predisposti e quindi naturalmente e spontaneamente ci accadesse. E' come viaggiare su un nastro di Moebius...e non c'è fine e non c'è inizio...ma solo ripetizione delle stesse identiche scene, delle stesse identiche dinamiche. La prima volta che ti capita, pensi sia una coincidenza, pensi siano cose che capitano a tutti, la seconda è una casualità, la terza uno strano destino, la quarta...I have had enough!!!
Ed ogni volta oltre al presente, ripercorri in un colpo solo gli antecedenti ed è come viaggiare a velocità altissima sul nastro fino a perdere coscienza del prima e del dopo, fino a fondere e confondere gli scenari, le parole, i sentimenti...ripercorri tutto talmente veloce che ne fai indigestione e vorresti solo staccarti da quel piano infinito... Interrompere il loop...
il nastro di moebius torna ad essere una normale striscia di carta solo se tagliato!