mercoledì 9 aprile 2014

Attese diverse


Ieri riflettevo sul senso dell'attesa.
Attendere ha una connotazione che cambia in base a: cosa?

Pensavo che ci sono situazioni in cui l'idea dell'attendere mi fa sentire come stretta in una morsa. Attendimi, se mi attendi potrebbe, attendi che succeda questo così potremmo...questi sono gli attendi a cui voglio mettere una fine. Non attendo più perchè non credo esista un "forse domani", se sarà un "forse domani" lo sarà senza attesa, lo sarà assumendosi il rischio che questa attesa condiziona anche che sia più probabile un "forse non domani". Credo che l'attendimi sia spesso paura, una paura che non voglio più avere. Non voglio avere paura di perdere occasioni, esperienze, sapori, odori se non attendo perchè così l'unica cosa certa è che ora sto perdendo le infinite possibilità che avrei. Quindi mi dispiace, ma non attendo, questa sono io ora domani non posso darne certezza. E' un rischio...ne vale la pena.

Poi ci sono attese che invece assaporo. Non mi pesano molto i ritardatari perchè nel mentre posso scoprire il mondo attorno e ci vedo cose interessanti. Adoro l'attesa quando si fa fotografia di strada, quel momento in cui hai visto il soggetto e sai che passerà in un certo punto e solo lì sarà la "foto giusta" e stai lì trattenendo il respiro in attesa che arrivi l'istante giusto, un po' tremando perchè l'ignaro soggetto potrebbe improvvisamente decidere di cambiare rotta, per uno scherzo e tu avresti perso tutto. Queste piccole attese me le assaporo perchè hanno il senso della dilatazione del tempo.

Ecco forse più del cosa è il tempo che cambia la prospettiva...sotto un certo limite di tempo l'attesa è stimolante, oltre diventa perdita.


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