domenica 2 marzo 2008

I parenti

Capita almeno una volta all'anno o, come nel mio caso, molto più di rado che ci sia il classico incontro con tutto il parentado...capita così fra capo e collo...quest'anno anche con davvero poco preavviso, una sorpresa...molti l'avrebbero presa come un sacrificio in piena regola ma per me non è così...adoro rivedere i parenti e mi sono simpatici tutti....sarà che siamo una famiglia molto particolare o forse è solo che, per quanto tempo tu non li veda, sai sempre che c'è un legame di sangue che ci rende tutti vicini...e i compagni che non presentano nessun legame vero sono invece vincolati dall'aver scelto di condividere l'esistenza con qualcuno della famiglia e diventano complici di un mondo nuovo. Noi siamo ironici, maliziosi e sfrontati e questo fa sì che le battute fiocchino e nessuno se la prende...sono tutti zii e cugini anche se in realtà non sapresti nemmeno bene tu definire esattamente il legame che si ha sull'albero genealogico. E' così, li rivedi dopo tanto tempo e ti rendi conto di come cambia la vita. Oggi, forse complice la giornata bella ma ventosa mi guardavo attorno e, ripensando all'ultima volta che eravamo tutti attorno ad un tavolo, mi è salita un po' la malinconia...come cambiano le cose, i più anziani non ci sono più fisicamente fra noi...mio nonno non è più capotavola...e i più giovani giocano nel parco, copie esatte dei loro genitori e con i tipici tratti della famiglia...capelli biondi ed occhi azzurri...e per quanto si siano ostinati a sposarsi con persone dagli occhi scuri i figli sono e restano biondi con gli occhi chiari...un imprinting familiare difficile da togliere...E' l'evoluzione no? il continuo proseguire della vita...il cambiamento che prende forma e si fa atto fisico e presente. Così si ripensa con dolore a dove tutto è iniziato, ai capostipite. Con i più anziani, si ricordano i gesti che hanno segnato un'esistenza...quelle caratteristiche che distinguono il carattere e che vengono narrate di generazione in generazione diventando simboli di un modo d'essere. Si ripensa a quando andavano in giro per i campi e la loro fama era legata alla bellezza e all'astuzia...si ripensa ai gesti di umile orgoglio, all'alzarsi in chiesa nel mezzo della predica per dare al prete del bugiardo, si ricordano questi gesti affinchè possano essere di monito per i più piccoli...perchè crescano con l'idea di avere alla spalle una generazione di persone sempre contro corrente, che hanno fatto sentire la loro voce, alzandola in mezzo al silenzio, persino nel raccoglimento di una chiesa in preghiera, per denunciare ciò che non andava...per dire la verità nascosta...perchè non si dicesse mai che erano stati gabbati...E fra le verità sussurrate e le ironie palesemente esposte si nasconde sempre la sincerità e la quiete. Ci si saluta così...con parole semplici e, purtroppo, un po' di circostanza...i più vicini e i più lontani, gli "immigrati" che, nel periodo della carenza, hanno dovuto cambiare terra ma restano e forse sono sempre stati legati più ai nostri posti che ai loro. Ci si guarda negli occhi e le frasi sembrano come scollegarsi...tu pronunci un "buon rientro e alla prossima occasione" loro affermano più o meno lo stesso...ma gli occhi non mentono...no quelli non possono mentire...ci si guarda e si pensa "Quando ci rivedremo di nuovo? e come saranno le nostre vite?" e i baci che elargisci e gli abbracci e le strette di mano ti sembrano un po' più vere e pure e le doni con gioia perchè davvero vorresti lasciare loro qualcosa di te, vorresti lasciare loro la certezza che ci sei, che ci sei sempre stato e che ci sarai per sempre perchè il legame di sangue per quanto debole esso sia è qualcosa che non si può negare e che si fa sentire nel tempo e nello spazio...

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