lunedì 20 aprile 2009

Incubi

Per ogni sogno che va a puttane, c'è sempre un incubo che resta fedele.


Viaggiatore hai mai fatto incubi? Quegli incubi intensi da cui fai fatica a risvegliarti, in cui senti che stai fisicamente perdendo il controllo del tuo corpo e non riesci più a distinguere i disegni nebulosi e poco definiti di un mondo virtuale con quelli chiari e squillanti della realtà.
Ultimamente faccio fatica a dormire per una notte intera e questo accade spesso, quello che in genere non accade sono gli incubi che prendono piede. Partono da quel senso di inquietudine che percepisci appena ti corichi e che ti costringe a leggere ben oltre le tue capacità di resistenza alla stanchezza...ma non basta perchè appena chiudi le pagine e sprofondi nel silenzio è come se fossi troppo sveglia, come se il ritmo di sveglia e sonno fossero spariti. Ti giri e rigiri finchè non cedi alle tenebre, ma non è un sonno ristoratore quello in cui cadi...è un continuare a vivere in un altro mondo, dove le tue paure, prive del filtro della luce, si muovono sicure nel loro ambiente e si divertono a stuzzicare i nervi ottici mentre ti credi sprofondato nella fase rem.

L'inquietudine che ti porta ad entrare ed uscire da questi stati giunge il suo apice con l'incubo maggiore, quello che ti lascia un segno indelebile di impotenza. Questa volta mi sentivo inchiodata a terra da due mani salde e ferme, senza via di fuga, senza possibilità di gridare perchè, nel vuoto che mi circondava, il grido sarebbe stato solo un'onda infinita. E non avevo le forze per vincere chi non vedevo in volto...ma nel fondo la mia mente, come sempre nella creazione di qualcosa che non conosciamo veramente, si ribellava e non era in grado di autoimmaginare qualcosa di sconosciuto...e il grido di ribellione, il movimento violento del capo e il far leva sui gomiti hanno avuto la meglio...liberandomi dalla stretta e dal sogno in un unico istante...ma con il corpo ancora rigido e bloccato.
Quel sollievo di ritrovare i mobili noti e le parete sicure della mia stanza, e quell'angoscia di aver percepito sulla pelle qualcosa che speri di non provare mai dal vivo...e la certezza che la notte successiva non sarà tranquilla.
Nuovi risvegli intermedi, nuovi sguardi alla sveglia che, inesorabile ti ricorda che la notte è ancora lunga e tu sei parte di lei.

sabato 4 aprile 2009

The kite is a victim

L'aquilone è una vittima
come lo sei tu
ti piace perchè ti tira
tanto dolcemente da crederlo tuo
tanto forte da farti impazzire
perchè vive
come un disperato falcone
catturato
nella dolce aria
e puoi sempre tirarlo giù
per domarlo
con un nuovo disegno.
(The kite is a victim di Leonard Cohen)

Così io viaggiatore, come un aquilone mi sento ingabbiata da una realtà che si presenta sempre nella stessa forma...e agogno di volare alto, senza poter essere ricondotta a terra a cercare di farmi creare nuovi disegni. Poter andare seguendo i dolci venti e le tenebrose bufere, verso percorsi nuovi e vecchi al contempo.
Probabilmente l'unico modo per tenermi è donarmi un filo abbastanza lungo e sottile da credermi libera di esso e farlo nel materiale più resistente per assicurare che non si spezzi...così forse nei vari arabeschi nel cielo me ne capiterà uno di ritorno.